N. 4/2006
DELEGATO
INARCASSA PROV. DI MACERATA
DOTT. ING. BRODOLINI
MARIO-FRANCESCO
VIA VENIERI N.
1 62019 RECANATI (MC)
TEL/FAX/Q 071981237
E-MAIL: m.brodolini@fastnet.it
Comitato Nazionale dei Delegati del 6, 7 aprile 2006
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Comunicazioni del Presidente
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Totalizzazione
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Sostenibilità di Inarcassa Contribuzione, iscrivibilità, sanzioni,
prestazioni
Comitato Nazionale dei Delegati del 6, 7 aprile 2006
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Comunicazioni del Presidente
Immobile in Palermo, cessione.
L’immobile in Palermo, acquistato circa un anno e mezzo addietro, fa
parte di un pacchetto di immobili acquistato in blocco da unasta del
C.O.N.I. (intero pacchetto per un totale di 55.609.000 euro, vedansi
comunicazioni dellottobre 2004).
Tale immobile (di poco interesse strategico per Inarcassa) era stato
posto singolarmente all’asta a 2.500.000 e valutato 2.560.000 dagli
uffici Inarcassa (conseguente acquistato a tale prezzo come da offerta
vincente di Inarcassa).
Ora Inarcassa sta dismettendo (vendendo) tale immobile ad 3.710.000,
con realizzo di una plusvalenza di 600.000 al netto del’IVA (purtroppo
per Inarcassa lIVA è un costo), e delle varie tasse e spese. Tale plus
valenza dimostra come Inarcassa abbia operato, e stia ben operando in
campo immobiliare.
Comitato Nazionale dei Delegati del 6, 7 aprile 2006
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Totalizzazione
In Gazzetta Ufficiale n. 39 del 16/02/2006 è stato pubblicato il D.Lgs.
del 2/2/2006 n. 42 Disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi
assicurativi in attuazione della Legge delega del 23.8.04 n° 243 di riforma
del sistema previdenziale.
Dal 1.1.2006, ferma la possibilità davvalersi della ricongiunzione, il
decreto prevede la possibilità di pensionamento per coloro che, a 65 anni
detà, possano totalizzare almeno 20 anni di contribuzione e non fruiscano
di altra pensione, oppure, a prescindere dalletà anagrafica, vantino 40
anni di contribuzione, con periodi di almeno 6 anni per ogni gestione.
L’argomento è stato ampiamente discusso chiarendo il comportamento
presente e futuro di Inarcassa. E stata revocata la precedente delibera
del C.N.D. superata dal nuovo D.Lgs.
Tale D.Lgs. lo potete trovare sul sito del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali allindirizzo
http://www.welfare.gov.it/EaChannel/MenuIstituzionale/normative/2006/dlgs2022006n42.htm
con
relativa direttiva Ministeriale del 2 marzo 2006
http://www.welfare.gov.it/EaChannel/MenuIstituzionale/normative/2006/Dir2marzo2006.htm
La totalizzazione è operativa, anche se sorgono dubbi interpretativi qua
e là, dubbi che Inarcassa ha già sciolto decidendo di interpretarli sempre a
favore delliscritto.
Spiace che con spezzoni di almeno 6 anni, per un totale di 20 anni
almeno, degli iscritti ad Inarcassa da soli 6 anni possano conseguire, senza
costi aggiuntivi, una pensione migliore di quella dei pensionati di altro
ente (PAE), pur se iscritti da molto più tempo ad Inarcassa. Anche se in
piccola parte infatti, la pensione è calcolata col metodo retributivo (è un
vantaggio) mentre i PAE non possono accedere a tale metodo di calcolo,
almeno sino a 29 anni di iscrizione Inarcassa spettando loro leventuale
pensione calcolata col metodo contributivo puro (indubbiamente una
penalizzazione, ma questa volta Inarcassa non centra).
Oltre i 30 anni di iscrizione ad Inarcassa il metodo di calcolo della
pensione (sempre che non sia stata fatta unopzione precedente per altra
pensione o per la totalizzazione) è per tutti il retributivo (molto più
conveniente).
Di fatto il PAE laureato attorni ai 27-28 anni (media Politecnico di
Milano per chi si è iscritto a 20 anni di età) anche con la migliore delle
pensioni baby (oggi non più possibile) con 14 anni e mezzo di lavoro e 5 di
università riscattati (19 anni, sei mesi ed un giorno) e 30 anni minimo di
iscrizione alla cassa può ambire alla pensione col retributivo solo a
27,5+14,5+30 = 72 anni di età riscuotendo mediamente la pensione per 8 anni
contro 15 di chi si pensiona a 65 anni (in pratica a parità di capitale
versato si ottiene un ritorno contributivo medio di circa un terzo/un quarto
rispetto libero professionista pensionato Inarcassa).
In breve, a qualsiasi età ed anzianità contributive il PAE è penalizzato
rispetto al non pensionato, e ciò non appare giusto (qualè quellente che
tratta peggio i sui iscritti da lungo tempo rispetto i nuovi?).
Sarebbe auspicabile che Inarcassa introducesse un correttivo che non
svantaggi chi è iscritto da tanti anni rispetto chi è iscritto da solo 6
anni, ma in Inarcassa tira unaria in tuttaltra direzione, ed è per questo
che il contenzioso è in continuo aumento.
Comitato Nazionale dei Delegati del 6, 7 aprile 2006
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Sostenibilità di Inarcassa, contribuzione, iscrivibilità, sanzioni,
prestazioni
Riporto
il mio intervento, non alla lettera ma nella sostanza in quanto lintervento
è stato effettuato, come si dice, a braccio, perché molte cose nel corso
della discussione hanno assunto aspetti diversi.
Sono grato al
C.D.A. per tale punto (lottavo) allOrdine del giorno (indirizzi su
iscrivibilità, contribuzione, sanzioni e prestazioni).
Dapprima mi
congratulo circa lo studio presentato e la chiara esposizione della
presidenza; vengo sinteticamente ai punti sperando di portare un ulteriore
contributo.
– Iscrivibilità –
Occorre aggiungere
ai criteri di iscrivibilità ad Inarcassa la norma per cui liscritto debba
avere un reddito lordo di almeno di 5.000 euro lanno (sono esclusi periodi
particolari, quali i primi anni, malattia, periodi con compensi discontinui
etc).
Infatti la legge
Biagi distingue il reddito occasionale sia in funzione del tempo (almeno 15
giorni lavorativi in un anno, criterio più volte peraltro messo da più parti
in discussione) sia in funzione del valore della prestazione (5.000 euro
lanno almeno).
Il lavoratore
occasionale (per meno di 15 giorni) o con compensi irrisori non può, e non
deve, essere iscritto alla cassa. Come può un lavoratore a reddito zero, o a
reddito irrisorio, versare alla cassa più di quanto guadagna? Attualmente i
minimi cassa ammontano ad euro 1.567,00 (1.155,00+347,00+65,00) e se al più
se ne sono incassati 5.000,00, restano netti 3.433,00 euro con cui
liscritto dovrebbe sia far fronte alle spese che sostenersi. Anche a spese
nulle con 286 euro al mese tale soggetto è più da considerarsi un
disoccupato che un lavoratore in condizione di costruirsi un futuro
previdenziale.
E noto come
spesso chi versa per tutta la vita i minimi cassa, essendo sempre a reddito
zero, sia una figura diversa dallingegnere o architetto impegnato nel suo
lavoro.
In genere si tratta di
imprenditori che fatti i loro conti investono in Inarcassa, infatti versando
i minimi per 30 anni, cioè 1.567 x 30 = 47.010 euro, con un conteggio
semplificatissimo ad ipotesi di interessi zero, percepisce poi,
sopravvivendo come nella media, per altri 15 anni dopo i 65, tramite la
pensione minima 12.536 euro per 15 anni, un totale di 188.040 euro, sempre
ad ipotesi di interessi zero, quadruplicando il capitale.
Tale
comportamento, oggi legale e lungi da essere un comportamento isolato,
sottrae energie alla cassa (non cè che dire, la cassa paga il quadruplo di
quanto riceve) sottraendo capitale a chi veramente necessita di prestazioni.
In breve, fuori da
Inarcassa chi vive, spesso, se non sempre, agiatamente, che magari si
costruisce un agiato futuro previdenziale con altre forme di investimento, e
per di più sfrutta lopportunità Inarcassa. Inarcassa non può che trarne
beneficio.
Infine anche il
minimo di pensione andrebbe portato, gradualmente ad un rapporto più basso
con i minimi annuali, ad esempio dallattuale 8 ad 1 ad un più contenuto 7,5
ad uno, ad esempio congelando parzialmente la rivalutazione Istat, in quanto
il rapporto ¼ entrata uscita non è sostenibile.
– Contribuzione –
Le aliquote
attuali sembrano corrette per la sostenibilità dellente solo nel medio
periodo. Gli studi attuariali già da tempo presentatici (insostenibilità
dellente oltre i 30 anni) e quelli oggi illustrati mostrano come sia
necessario un piccolo correttivo oggi per non dover poi fare grossi
correttivi domani. Si propone una gradualità (ad esempio portare lattuale
aliquota minima dal 10 al 12% – come tante altre casse non in un colpo ma
frazionando laumento percentuale in più anni; si avrà modo così di
effettuare verifiche intermedie per bloccare laumento quando non sia più
necessario).
– Sanzioni –
Va detto chiaro:
occorre voltare pagina, ora che levasione è sempre meno probabile e che il
sistema contributivo sta prendendo piede.
Basta con lettere
interruttive dei termini che fanno risalire le sanzioni sino agli anni 80,
checché ne dicano i revisori dei conti.
Un esempio volutamente
studiato ma potenzialmente reale. Inarcassa scopre un professionista di 65 o
più anni di età (peggio ancora se più giovane in quanto potrebbe non avere
lalternativa della restituzione dei contributi), evasore totale ad esempio
da 20 anni, con reddito di 5.000-6.000 euro/anno (reddito con il quale è
escluso il lavoro occasionale – legge Biagi) in precarie condizioni di
salute (a 65 anni è un caso probabile, non utopistico); si ipotizza la sola
evasione dei minimi soggettivi (quindi regolarità dellintegrativo
altrimenti lesempio si aggrava ulteriormente) il che comporta una richiesta
cassa, in caso di applicazione dellart. 36 dello statuto sanzioni al 40%
(non dellart. 8 sanzioni sino al 100%) un conteggio di circa 27.000 euro
(minimi rivalutati 18.746,77 euro,
più 40% di sanzione fanno 26.245,48 più interessi di mora etc.)
Il
professionista, dati i redditi, in chiara difficoltà economica, non può
realisticamente pagare per avere la pensione contributiva ed è costretto a
chiedere la restituzione per limitare lesborso (se non lo fa paga 27.000
euro in cambio di 95 euro al mese il che significa, ottimisticamente, che
comincerà a prendere la pensione dopo i 100 anni di età infatti, col
versamento dei minimi, 18.746,67 euro, a 65 anni spetta una pensione di
18.746.67 x 6,136% circa 1150 euro/anno, meno di circa 95 euro al mese).
Ecco il nuovo
conteggio cassa dopo la richiesta di restituzione: 8.250 euro circa sanzioni
ed interessi, 3.450 euro circa ultimi tre anni (non restituibili agli eredi)
fanno circa 11.700 euro da pagare eventualmente anche dagli eredi (eredi di
cosa?) in cambio di nessuna prestazione!
In tutta la vicenda
non vi è alcuna funzione previdenziale o assistenziale di Inarcassa, al
contrario, Inarcassa infierisce sulliscritto e sugli eredi.
Non è forse in questa
sede che ho sentito affermare che occorre fare anche in modo che il
mantenimento del tenore di vita non sia solo per alcuni e non per altri? In
questo caso non solo non si mantiene, ma si peggiora il tenore di vita.
Tale atteggiamento
poi spesso si ritorce contro Inarcassa con cause interminabili ed
economicamente dannose per tutte le parti.
E vero, se il
professionista ha sbagliato deve pagare, ma è forse giusta una pretesa a
livelli di strozzinaggio?
Con la prescrizione
quinquennale al posto di 11.700 euro, conti alla mano si hanno solo 5.800
euro circa, di cui 2.275 di sanzione (il resto va a fondo pensione).
Vi risparmio lesempio
con redditi alti ove si hanno sanzioni da capogiro, o con levasione anche
del 2%, ove con i soli minimi il professionista, oltre i 5.626,08 per
contributi non versati dovrà pagare una sanzione di circa ulteriori 2.300
euro per un totale di sanzioni di circa 14.000 euro, chiaramente esagerata
rispetto levasione.
-Prestazioni –
Da conteggi da me
presentati ad Inarcassa
(precedenti ricorsi,
vedasi comunicato del 1.4.2004)
con conferma più o meno diretta di Inarcassa stessa, chi raggiunge la
pensione di anzianità (retributivo), con una vita nella media, percepisce,
tramite pensione (considerati anche gli aventi causa), circa il triplo del
versato.
Chi accede alla
pensione integrativa (contributivo) con una vita nella media, percepisce,
tramite pensione (anche tramite aventi causa), circa quanto versato, forse
meno (ed è il caso tra laltro dei Pensionati di altro Ente).
Al termine
dellintervento faccio notare come Inarcassa lamenti di dover versare a chi
va in pensione di anzianità (58 anni di età) circa il triplo di quanto
corrisponde al libero professionista che vada in pensione di vecchiaia (65
anni di età).
Cosa dovrebbe dire
il Pensionato di altro Ente che (PAE in pensione a 72 anni, caso a lui più
favorevole) riceve meno di un terzo rispetto al libero professionista che va
in pensione di vecchiaia, e che nel migliore dei casi percepisce un decimo
in confronto a chi va in pensione di anzianità?
E forse
ammissibile che investendo 100 alcuni ricevano 300 e più altri 30 e meno?
La replica della presidenza non ha neppure atteso il termine degli
interventi e dellintervento, affermado che è ora di finirla con i PAE che
costano allo stato cifre enormi in quanto i PAE prendono per vari decenni
(circa 35 anni in caso di vita media) pensioni sia pure modeste, a fronte di
versamenti per soli 20 anni; è quindi corretto che, nei confronti della
totalizzazione non siano neppure considerati. Il PAE è un fortunato che gode
già di pensione e può lavorare mentre i liberi professionisti non possono
che pensionarsi a 65 anni oppure a 58 ma con cancellazione dallalbo.
Non ho potuto allora che far notare come il PAE, a seconda della
convenienza Inarcassa, talora venga considerato come il neolaureato (senza i
benefici delletà) in quanto la pensione di altro ente è un capitolo chiuso,
talora come il fortunato (cosa centra poi la fortuna?) che si gode la
pensione a sbafo della società (non di Inarcassa). Delle due luna: o il
capitolo è chiuso e le regole debbono essere per tutti uguali, o è aperto
con le relative conseguenze.
Le regole al PAE sono state imposte e non è possible prendersela con chi
ha legittimamente usato le regole in suo favore. E una legge di mercato
arcinota.
Non per questo le nuove regole non debbono seguire principi di
eguaglianza, ma essere punitive per interessi di parte.
Per vari
motivi ho omesso parte dellintervento predisposto e ritengo doveroso, in
questa sede ove non ho limitazioni, riportare anche quanto non detto, ma che
mi ero riproposto di dire.
– Iscrivibilità –
Occorrerebbe
aggiungere quanto segue allattuale norma.
Il pensionato di
altro ente (PAE) dovrebbe essere iscrivibile ad Inarcassa solo su base
volontaria, cioè a domanda. In tal modo sarebbe eliminata ogni forma di
contenzioso, contenzioso che sta diventando sempre più aspro in quanto è
improponibile che dopo anni di iscrizione forzosa dei PAE, gli stessi
vengano esclusi, in assenza di modifiche normative (la norma è in attesa di
approvazione Ministeriale, ma è pur sempre stata approvata da questo
C.N.D.).
E come ammettere
di aver sbagliato in precedenza, con grande gioia degli avvocati di parte
avversa, che si affretteranno a sfruttare a loro favore (ed a scapito della
Cassa) lo ius superveniens
Quanto meno un
congruo periodo transitorio è necessario, e solo dopo qualche anno (5 almeno
ritengo sia un periodo adeguato) si potrà decidere leventuale esclusione
dei PAE da Inarcassa.
Se i Ministeri
boccieranno tale proposta, come da più parti è dato per scontato, la colpa
dellimpatto negativo del contenzioso ricadrà sui Ministeri stessi,
riproponendo la strana autonomia delle casse private che autonome e private
in realtà non lo sono.
Si parla tanto di
secondo pilastro previdenziale, tanto che allordine del giorno della
riuniuove cera lo statuto della Fondazione fondo pensione professional
welfare.
La proposta di
costituzione di tale fondo non è stata (correttamente a mio giudizio)
approvata in quanto si sarebbe crata una struttura che avrebbe duplicato i
già esistenti uffici.
Si potrebbe
proporre, per il secondo pilastro, un aumento volontario del versamento
soggettivo con effetti pensionistici calcolati col metodo contributivo o con
un metodo intermedio, sempre che i Ministeri riconoscano la detraibilità
fiscale di tali maggiori versamenti (al pari dei FIP).
Sarà compito del
neo eletto Comitato Ristretto trattare largomento.
A presto.
BRODOLINI
MARIO-FRANCESCO
DELEGATO INARCASSA PER LA
PROVINCIA DI MACERATA
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